Barbera
Contrariamente a quanto potrebbe far supporre la grande diffusione che questo vitigno ha avuto in varie regioni d’Italia (ed anche in lontani Paesi, persino d’oltre Oceano), si può ritenere che il “Barbera” non abbia veri sinonimi. Il Molon, nella sua “Ampelografia” (in cui sono scrupolosamente elencati i sinonimi dei vari vitigni da lui descritti), per il “Barbera” dà una lista abbastanza lunga di pseudo-sinonimi, ma che in realtà non sono che il nome del vitigno con qualche aggettivo qualificativo, o accrescitivo.
Esempio: “Barbera grossa”, “Barbera fina”, “Barbera nera”, “Barbera forte”, “Barbera dolce”, “Barbera amaro”, “Barbera d’Asti”, “Barbera nostrana”, “Barberone”, “Barbera mercantile”, “Barbera a raspo verde”, “Barbera a raspo rosso”… Come si vede, non si può parlare di veri sinonimi. Perciò a ragione Mas e Pulliat nel loro “Vignoble” (1874-75) scrivevano: “Il solo nome che essa dovrebbe portare è quello che le diamo noi (Barbera), perché se in qualche località essa viene anche chiamata B. dolce, B. forte, B. grossa, ecc., gli è che il nome principale è accompagnato da qualificativi designanti dei caratteri fuggevoli e che non hanno sufficiente importanza per designare delle sotto-varietà”.